mercoledì 17 giugno 2015

RACCONTO TERZO CAPITOLO

16 commenti:

  1. Antonio svegliatosi di buon ora, aveva l’ abitudine di andare con in mano la sua tazza di caffé , a spiare l’ alba. Quella mattina però non riuscì ad assaporare l emozione solita che ella le regalava ,un giorno del tutto diverso lo attendeva ,era il giorno in cui aveva appuntamento con il notaio .Il riappropriarsi della casa che fu di sua madre creava in lui pensieri del tutto inesplorati facendogli mettere in discussione ,quello che fin lì era stata la sua vita .quella meta tanto agognata incominciava a stargli stretta , e come in un mantra di auto rimprovero diceva tra se …-uomo pieno di ambizioni è ora ?!..sei fermo qua …ma dove è finita la tua felicità?!. i ricordi della sua infanzia divenivano sempre più prepotenti .
    Come se quella luce nascente del giorno, illuminasse un nuovo cammino ,Antonio si appresta ad incontrare per l’ultima volta Monsieur FALARDAU…

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  2. Si accomodò nel salottino d'attesa di Monsieur Falardau e cercò di tornare col pensiero al suo sogno. La donna che celava il volto, il non averla riconosciuta...
    Come ci si difende dal passato anche nei sogni...Quanto dolore viene arginato, cancellato per tornare a vivere...Forse davvero tutto torna, forse non tutto va' perso.
    Ebbe un sussultò quando partirono dalla filodiffusione le prime note di Carly Simon...
    Coming around again.
    Tutto ritorna...
    ".Monsieur Donnarumma...mi segua"
    La voce della segretaria lo riportò al presente...
    Si alzò sorridendo, e la seguì.
    Il notaio accolse il suo cliente notando la differenza nell'espressione dall'ultimo loro incontro ed attribuì alla felicità di potersi riappropriare di una casa, dopo così tanto tempo.
    Fece firmare al suo cliente alcune carte ed aggiunse:"- Questo è quanto, la casa è sua, ne può far uso da questo momento ma le ricordo la richiesta espressa nel biglietto...Quella persona va trovata, ovviamente se ancora in vita.... E' tutto signor Donnarumma...-"
    Uscì dallo studio dopo aver ringraziato e salutato.
    Fuori stava iniziando a piovere.

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  3. ....Da li' a poco venne giù un acquazzone, con passo veloce raggiunse un bar entrò di corsa, una signora gli andò incontro gli sorrise e con un gesto lo invitò a seguirla...arrivati ad un tavolino lo fece accomodare e poi gli chiese gentilmente" vuole ordinare?" lui ci penso un po poi con un sorriso incerto le rispose si, mi porti un caffè nero, mentre aspettava il suo caffè tirò fuori il documento che gli aveva appena rilasciato il notaio lo aprì in mezzo c'era un foglietto con la frase"ritrova speranza".... mentre era assorto nel suo pensiero una voce lo fece trasalire" signore il suo caffè" la ringrazio distrattamente, mentre beveva il suo caffè decise che doveva partire doveva andare in quella casa forse li' le sue domande avrebbero trovato delle risposte; fini' il suo caffè si alzo lasciando cadere dei soldi sul tavolino e si diresse verso la porta incrocio lo sguardo della signora gli fece un cenno di saluto ed uscì' in fretta, appena fuori si accorse che era spiovuto....

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  4. Quel nome, dimenticato nel tempo … cancellato dalla memoria, riapparso prima in un assurdo sogno, con parvenze a lui sconosciute, e successivamente nella sua realtà attraverso un biglietto e nelle parole del notaio, adesso assumeva dei contorni se pure offuscati.
    Ma quale poteva essere il motivo per cui avrebbe dovuto trovare costei? Che ruolo poteva avere nella sua vita? Camminava verso casa sul selciato ancora bagnato dalla pioggia che lo aveva invaso fino a poco prima, poteva partire, tornare nella casa che ormai gli apparteneva e scoprire in quei muri di pietra le origini di questi eventi che destavano in lui emozioni contrapposte, o poteva cercare questa figura di donna che nel sogno gli era apparsa impaurita e tremante, forse era lei la custode delle verità che avrebbe dovuto scoprire.
    La sua vita stava per cambiare, di questo era certo, ma in che modo ?

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  5. Rientrato a casa, senza nemmeno levarsi la giacca buttò a terra parte del disordine che occupava il divano e si sedette.
    Doveva ragionare, ricapitolare, capire ciò che era possibile capire e decidere il da farsi.
    Per sommi capi la situazione era questa: aveva ereditato da una sconosciuta cugina di sua madre la casa nella quale era vissuto con lei. Come pegno lo si implorava di trovare Speranza.
    Che ne era stato di quella bambina, maledizione? Perché quella richiesta in quel portacipria dallo specchio rotto? E perché proprio a lui?
    Falardau non aveva saputo spiegargli nulla di come quella cugina, mai sentita nominare, fosse venuta in possesso della casa. L'aveva acquistata dalla Esposito?
    Gli pareva impossibile che la Carogna avrebbe potuto vendere qualcosa di suo a qualcuno che avesse a che fare con sua madre.
    - Una cugina di Filumena Donnarumma,? - pensò - Nella sua tenuta?
    Assurdo.
    - A meno che...
    I suoi pensieri si incepparono.
    - Vecchia puttana perfida – pensò improvvisamente, mentre sul suo volto ancora bello, scuro e spigoloso, si disegnò un impercettibile sorriso di scherno.
    - Ignobile belva... Non mi dire che sei invecchiata anche tu, alla fine... Non mi dire che la sorte ha voltalo le spalle anche a te... che è accaduto anche a te di cadere in disgrazia...
    Chiuse gli occhi e lucidamente rivide Lucia Esposito, come non l'aveva voluta ricordare più. I suoi verdi occhi avvelenati e inespressivi, la sua bocca amara...
    - Se così fosse, se davvero hai la miseria che meriti, ecco: questo sarebbe il solo motivo per il quale ti augurerei di essere ancora viva.

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  6. Come dei flash alcune immagini tornarono nei suoi pensieri.
    Il notaio sembrava sapesse molto di più di quanto scritto nel piccolo biglietto nascosto nel portacipria...
    Dalle condizioni in cui si trovavano sia il biglietto che il portacipria, sembrava che fosse stato il primo, dopo anni, ad aprirlo e leggerlo.
    Lo sguardo diretto e serio del notaio sembrava confermare che non fosse così.
    I fantasmi del passato tornavano dopo l'aver cercato per anni di distruggerli.
    Stavolta però il dolore era svanito quasi per intero.
    Chiaro, apparve il volto di Speranza.
    Sorrideva a lui.
    E lui, sorrise.

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  7. Ora sapeva che doveva ritornare in quella casa, doveva andare li a cercare il pezzo del puzzle mancante ... mentre prepararava un po di cose nella valigia, i pensieri tornarono a quando era fanciullo alla sua infanzia ai giochi fatti con quella bambina di nome speranza che ora ne ricordava ben poco :aveva gli occhi azzurri? si sforzava di ricordare ma i suoi ricordi erano oscurati. Finiì di mettere in valigia le ultime cose... ormai era fatto buio guardo dalla finestra dove entrava la luce di un lampione si sedette rilassandoti e fu in quel momento che senti bussare alla porta.....

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  8. “Buongiorno” si sentì dire, dopo aver aperto la porta e trovandosi di fronte un uomo sui 30 anni, ordinato nel suo abbigliamento da tassista, “ è lei che ha chiamato un taxi?”
    “Si” rispose lui, “ aspetti un secondo prendo la valigia” “le do una mano” disse il tassista, “Non si disturbi, ho un bagaglio leggero, non credo che mi tratterrò a lungo, mi porti alla stazione ferroviaria per cortesia”.
    Erano anni che non entrava in una stazione, si guardò attorno tra il via vai di gente, c’è da aspettare un pò prima che il suo treno sia in partenza, avrebbe forse dovuto aspettare la mattina successiva per mettersi in viaggio ma non avrebbe chiuso occhio la notte, tanto valeva partire prima possibile, magari mi appisolo in viaggio pensò, l’attesa in quel caos di gente era sicuramente meglio che rotolarsi nel letto in preda all’insonnia … ormai i suoi pensieri avevano solo un indirizzo reale, e un mare di immagini del passato confuse, offuscate dal tempo, e con questi pensieri si apprestava a compiere un viaggio che immaginava imprevedibile e ( se pure aveva conoscenza di quei luoghi) misterioso.

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  9. Il treno partì puntuale alle 23.59 dalla Gare de Lyon. Alle 15.10 del pomeriggio seguente avrebbe dovuto essere a Napoli Centrale. “Salvo imprevisti”, come si diceva a proposito dei trasporti italiani in Francia.
    Solo quando la minuscola pizzeria che aveva aperto dopo dieci anni di lavoro come fornaio era diventata la premiata pizzeria “Filumè” - centocinquanta posti a sedere e un lavoro assassino sino a notte fonda - i Parigini avevano smesso di fare battute "scherzose" sull'Italia in sua presenza.
    Anzi: ma che meraviglioso Paese... Pagavano il loro salatissimo conto e lo adulavano, perfino.
    - Ici on mange la meilleure pizza de Paris, Monsieur Donnarummà...
    Fanculo, pensò.
    Fanculo a tutto ciò su cui aveva vinto e a tutto ciò che aveva perso... cioè tutto.
    Ma se la Carogna era già all'inferno - o fosse in procinto di andarci – e se quel terrazzo di sassi bollenti fosse miracolosamente rimasto quello di allora, ecco, sì: avrebbe potuto bastargli. Forse.
    Forse sorrise lievemente per la prima volta dopo un paio di anni, prima di addormentarsi, e fu in un momento di sonno profondo, in un forte profumo di gelsomini, che in sogno afferrò al volo la palla che gli lanciò Speranza.
    Rilanciò la palla alla bambina bionda, con gli occhi colore del mare.
    - Quando saremo grandi mi sposerai?
    - Ma che tenete voi femmene? Sempre a sposarvi pensate?
    Gli occhi color del mare e i capelli d'oro spettinati. Il vestitino bianco che non doveva sporcarsi o sarebbe stata sgridata. Sette o otto anni, lui forse dodici o tredici.
    Speranza.
    - Tu vuoi sposare Carmela?
    - No: ess è troppo grande 'pmmè.
    - E io?
    - Tu sì 'na piccirill.
    Cicale.
    Caldo e cicale.
    Il fresco dell'ombra dietro la casa padronale.
    Dalla finestra aperta, quella che dava sul salottino da ricamo, poche parole. Chiare, come se fosse ora, dalla terribile voce di Lucia Esposito:
    - Un'orfana e un bastardo... Ecchebbell matrimonio...
    Alla sua risata irridente si svegliò di colpo, affamato d'aria.

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  11. Dall'Alpi alle Piramidi dal Manzannarre al Reno...
    Già.
    Sempre la stessa storia.
    I ricchi ed I poveri non devono "mischiarsi" come se due poveri diventassero ancora più poveri se si dovessero scegliere...
    E' stato sempre così, niente di diverso.
    Si alzò per fare due passi in corridoio e vide nello scompartimento accanto una donna intenta a leggere.
    "Ha I capeli come tuoi, Speranza..."
    E riuscì a ricordare il suo viso.
    Il viaggio è lungo, ci vorrebbe un buon caffè...
    Forse non è mai tardi per tornare a sorridere.

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  12. Oramai era in viaggio sul treno, quel treno che lo aveva portato lontano da casa, dai suoi affetti e che ora lo riportava indietro, non solo fisicamente, ma anche nei ricordi .Immerso in quel pensiero venne scosso da una voce a lui nota: “a carogna ?!”...”signore.!. signore!” gli urlò contro …sobbalzò e nello stesso istante apri gli occhi … davanti a lui un uomo in divisa; subito realizzò che si era addormentato e che a chiamarlo non era” a carogna”, ma il controllore che, dopo le scuse per aver violato il suo sonno, gli chiese biglietto e documento di identità. Assonnato e impacciato Antonio infilò frettolosamente la mano nella tasca della giacca che aveva accuratamente piegato sul braccio.
    Maldestramente tirò fuori il portafogli che gli scivolò di mano finendo ai piedi di uno dei passeggeri …”ecchecazz” esclamò fra se puntando il suo portamonete.. poi, allargando l’inquadratura
    ebbe quasi una visione mistica …vestito corto e gambe lunghe, occhi chiari, di una bellezza imbarazzante…all’istante fu avvolto da un calore tale che neanche davanti al suo forno aveva mai provato. Lei, col fare di chi ha dimestichezza con le persone e le loro emozioni, prontamente lo raccolse e lo porse ad Antonio, mostrandogli un rassicurante sorriso.Con l’ immagine indelebile di quella donna, distrattamente esaudì la richiesta del controllore…

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  13. il suo viaggio stava per concludersi, finalmente avrebbe avuto le risposte che cercava..... venne distolto dai suoi pensiere quella donna che gli sedeva difronte gli sorrideva e gli stava chiedendo se voleva dei dolcetti, lui sorrise ed accetto e iniziaro a chiacchierare la conversazione era talmente bella che il tempo volo e ora ormai tempo che scendesserò dal treno.... si salutarono lui fu gentiluomo gli scese la valigia e glie la porto fin giu dal treno , per un momento iloro sguardi s'incrociarono e poi ognuno prese la propria stra.....

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  14. Mi lasci pure qua’” disse all'uomo che gli aveva dato un passaggio in auto, “è stato gentilissimo” “ho anche risparmiato soldi del taxi” penso tra se, “faccio questo ultimo tratto di strada a piedi” continuò rivolto all'uomo, che dopo qualche secondo era scomparso riprendendo la sua strada.
    Non mancava molto, percorse piano la strada che lo separava da quella casa che era diventata di sua proprietà in maniera cos' inaspettata,avanzava con passi lenti, e mentre si guardava attorno e riemergevano piccoli segni del suo passato. Eccola … in lontananza poteva scorgere finalmente la casa, cosa lo aspettasse ancora non lo immaginava, ma più andava avanti più si faceva nitida una figura umana, qualcuno lo aspettava? O forse semplicemente un passante che curiosava? Non riusciva ancora a vedere se fosse un uomo o una donna … affrettò il passo…

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  16. Era una donna e ciò che fece vedendolo arrivare lo lasciò perplesso: dopo una piccola corsa che sembrava un frettoloso tentativo fuga verso la porta di casa Esposito, si era fermata di colpo, si era voltata verso di lui e lo aspettava, in un atteggiamento piuttosto rigido e guardingo.
    -Domando scusa – lui disse.
    Gli occhi di lei subito si riempirono di lacrime e cominciò a tremare.
    -Perfetto – lui pensò – torno dopo trent'anni e il primo incontro è con una psicolabile...
    Le tese la mano destra, esitante.
    -Sono Antonio Donnarumma e...
    La donna si buttò tra le sue braccia e Antonio rimase lì, secco come un baccalà, praticamente instupidito.
    -Lo sapevo! - gridò lei.
    -Lo sapevo, lo sentivo! Oh Madre Benedetta, lo sapevo!
    Lui la scostò da sé a fatica, confuso. Era una bella donna, di quelle senza età. Forse un poco più vecchia di lui perché i capelli mossi, fermati bassi sulla nuca grazie a una comune matita, come fanno talvolta le studentesse, avevano qualche ciocca già completamente grigia.
    Quando gli disse: - Non ho sposato n'ommm vecchierell e co la panza, Antò... Non ho sposato nessuno... - aveva un bellissimo sorriso e una sfida nella voce.
    La ritrovò improvvisamente nella memoria, con un brivido.
    -Allora sì zitella, Carmè...?
    -Single – disse Carmela, tra un abbraccio e l'altro.
    -Mò si dice single, Antò: aggiornati!

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