lunedì 18 maggio 2015

RACCONTO PRIMO CAPITOLO

La porta si chiuse alle sue spalle, lasciò cadere  il soprabito sulla  sedia senza guardare,un gesto che ormai anche la sedia stessa sembrava riconoscere  tanto era il tempo che quella casa era immutata, non ricorda nemmeno quanto  tempo è passato dal giorno in cui prese dimora in quel quartiere,   la luce fioca del lampione filtrava  attraverso la finestra socchiusa, preferiva la penombra,   la luce rende visibile quello che ci circonda, ma confonde i ricordi, i pensieri,  e ora più che mai era necessario pensare … capire … 

22 commenti:

  1. …Addosso si sentiva gli eventi, tutti pesantemente sulle spalle, si tolse le scarpe che abbandonò con noncuranza sotto la sedia. Ancora in penombra, passò la soglia del vecchio bagno per aprire il rubinetto della vasca, dove subito sprofondò mentre il rubinetto faceva scrosciare la sua cascata. I pensieri arrivarono immediatamente stando li, da soli, al sicuro, ad osservare il vapore che rimbalza dalle vecchie piastrelle, immobile, ascoltando il mondo che si agita solo a pochi metri dalla finestra. Parigi.

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  2. Parigi... con la sua aria distinta ed elegante.
    I suoi occhi si fecero ancora piu scuri,
    li socchiuse, dando al viso un espressione di stanchezza.
    Quella stanchezza che che il tempo lascia i segni .. pensava ...

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  3. Non mi sono mai abituato alla idea, di vivere qui. Ho vissuto in tanti posti, ma mai e poi mai mi sarei aspettato di finire qui. Circondato da filoni di pane << almeno da dove vengo io li chiamano così >> i ricordi della sua origine erano sempre stati presenti nella sua mente, ma mai come ora.

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  4. Lontano da lì, da quella stanza da bagno con le tubature rumorose e i sanitari striati di ruggine, ancora esisteva il terrazzo di sassi bollenti di sole sul quale aiutava sua madre a stendere le lenzuola guardando il mare? Ancora esisteva la bottega di fornaio nella quale a undici anni già lavorava la notte?
    Chiuse gli occhi e provò a dimenticare il rumore del traffico. Cercava i profumi della sua gioventù: il salmastro e la fragranza del pane appena cotto, ma lo raggiunse invece l'unico sorriso di quella ragazza che lo salutò con la mano, mentre il treno partiva.
    Gli bastò quello, allora, per sentirsi già prigioniero della sua libertà.

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  5. subito gli torno alla mente lo spirito avventuriero con cui era partito felice di approdare finalmente in quella che per tutti è la ville lumiere .il suo volto si illuminò al pensiero delle aspettative e dei sogni riposti in quella meta tanto agognata

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  6. Come si cambia...Questo pensiero non era diretto che a se stesso ma era insistente ed alla mente vennero tanti aspetti in altri tempi ritenuti"importanti" che adesso a malapena trovavano un misero spazio nell'ultima delle priorità.
    Sarebbe andato a vedere le vetrine dei più famosi atelier della Rive Gauche dove una volta in molti lo avrebbero salutato cordialmente.
    Non più.
    O almeno, non ora.
    "...E riguarda me...che sono qui davanti a te sotto la pioggia...mentre tutto intorno è solamente pioggia...e Francia..."Paolo Conte con le sue parole rimase a fargli compagnia.

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  7. Mentre era assorto nel tepore del suo bagno che pian piano andava a freddarsi, senti un rumore dalla stanza accanto, si sbrigo ad uscire dalla vasca prese un grande asciugamano e ci si avvolse dentro e corse a vedere da do ve proveniva quel rumore.......

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  8. La stanza era ancora deserta, ancora in penombra, ma qualcuno fuori dalla finestra cercava di attirare la sua attenzione, batteva con le mani sui vetri, balbettava qualcosa … una figura femminile prese forma mentre si avvicinava alla finestra, il viso incorniciato da un cappuccio scuro e una mantella che le copriva le spalle, una donna che spaventata chiedeva aiuto … “ Mi apra la prego … mi faccia entrare …

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  9. Le sue parole erano di un francese appena acquisito che non riusciva a celare l’accento tipico a lui molto caro, quello della sua terra.
    Non curante del aspetto si precipito alla finestra dicendo alla donna di raggiungere l’ingresso.
    L’apri e ci trovò una signora appena ricurva su se stessa ma ancora con quella dignità tipica di chi ha passato una vita di fatiche.

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  10. ece più luce nella stanza e aprì la porta << signora ... signora che le è successo ! >>
    gli chiese gettando l'occhio immediatamente al rubinetto per offrire un sorso d'acqua a quella signora impaurita.

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  11. - No, aspetta!- lo fermò lei trattenendolo per il braccio. Lui sentì sulla pelle il contatto estraneo e inatteso di una mano piccola che la paura trasformava in un artiglio.
    - Ho rotto gli occhiali e... ti prego... - lo implorò agitatissima - Guarda fuori e dimmi se c'è qualcuno che può avermi vista entrare qui!
    Provando un brivido lui ubbidì: spense l'abat jour sul piccolo scrittoio ingombro di carte polverose accanto alla porta d'ingresso e, accostandosi con prudenza alla finestra, guardò la strada.
    - Non c'è nessuno. Ora mi vuole spiegare cosa...
    Lei lo interruppe.
    - Mi chiamo Speranza - disse.

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  12. -arrivo da lontano e ho ancora molta strada da fare.
    Lui annui..
    le porse una coperta e la invito' a riposare.
    Domani...domani disse Lei le diro' ogni cosa.

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  13. si stese sul divano e quasi subito sprofondò in un sonno pesante, ritmato solo dal suo respiro altrettanto pesante, come se cercasse in esso un rifugio, come se avesse l'assoluto bisogno di sfuggire, anche se per un solo momento, a una realtà scioccante e allo stesso tempo inquietante. Ora è lì ,seduto sul tavolo ,con il suo bicchiere di vino,rigorosamente rosso e un libro in mano...solita routine di mollte sere.Inutile... pensò .. non riesco a distogliere lo sguardo da quella donna inerme e vulnerabile, sempre più pressante è il pensiero di lei, piombata lì, a casa mia, nel bel mezzo della notte con una storia davvero improbabile ...quanta disperazione per affidarsi ad uno sconosciuto come me?!..oramai sono completamente rapito da questo pensiero ..

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  14. Per quanto cercasse di rilassarsi, martellante un dubbio premeva : "ho fatto la cosa giusta?Ho fatto entrare, e dato fiducia ad una donna che non conosco, che potrebbe essere chiunque...una pazza che si inventa ch'io sia un mostro...Questo rischio, questo accade e spesso...Eppure ormai era fatta, lei era lì addormentata e non poteva che aspettare.
    Sì, domani.
    A questo punto, aspettiamo...domani.
    Si sdraiò vestito sul letto buttandosi addosso una coperta, pregando e temendo un sonno che lo portasse ...via da se', e da ogni pensiero.

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  15. ....Si sveglio avvolto da un profumo incuriosito si si alzo dal letto e ando' di corsa a vedere da dove proveniva quel dolce profumo..."entrando nell'altra stanza vide la donna mentre posava con cura sul vecchio tavolo dei panini fumanti" la guardo lei le fece un timido sorriso e gli sussurrò"buongiorno mi sono permessa di preparare la colazione spero sia di gradimento".........

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  16. Il corpo avvolto dall’instabile massa gelida dell’acqua, lo riporto alle realtà, si sveglio da quello strano assurdo sogno ancora nella vasca dove si era addormentato, “che sogno assurdo” pensò, mentre cercava il calore dell’accappatoio, “una donna arriva di notte, tremante e terrorizzata, e poi, dopo aver dormito serenamente a casa mia come nulla fosse, mi ritrovo l’indomani catapultato in una situazione che sembra uscita da una pubblicità televisiva”.
    Era ormai quasi l’alba e al momento tanto atteso mancava solo qualche ora,finalmente avrebbe saputo cosa fosse quello strano oggetto, e ormai la risposta era vicina.

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  17. Si vesti e si fece una colazione calda. I pensieri affollavano la sua mente in modo caotico.
    Si rese conto che non era poi necessario pensarci troppo, quante volte capita che ci si preoccupa per niente?
    Fra non molto avrebbe saputo a quali sviluppi avrebbe portato la conoscenza di quell’oggetto, al suo contenuto o al suo uso, chi sarà implicato, se porterà a complicazioni o se tutto si risolverà nel migliore dei modi e voleva arrivarci pieno di energie con la mente lucida.

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  18. Due ore più tardi, davanti al notaio, non fece che domandarsi perché una cugina di sua madre che non aveva mai conosciuto avrebbe dovuto nominarlo nel suo testamento.
    - Deve aprirla davanti a me, Signor Donnarumma. Poi le dirò il resto – disse il notaio porgendogli una scatoletta molto piccola, legata con lo spago e chiusa da sigilli.
    Un attimo dopo Antonio Donnarumma guardò sconfortato un portacipria di umile fattura, vecchio e molto sporco. Lo aprì. Lo specchietto interno, macchiato dal tempo e rotto, gli rivelò in ritagli scomposti il suo viso irrigidito.
    Privo di qualsiasi valore e utilità, in ricordo di chi non conosceva, quello era dunque l’oggetto misterioso per il quale non aveva dormito intere notti?
    Cazzo. Cazzo non poteva crederci.
    Odiando la sua vita notò allora un altro coperchietto interno. Sollevandolo, in uno sbuffo di cipria rosa ancora profumata cadde sulla scrivania un bigliettino. lo dispiegò, lo lesse e la stanza cominciò a girargli intorno.
    "Antonio – c’era scritto - ti restituisco la casa che è stata di tua madre. Aiutami ad avere il perdono di Dio: trova Speranza".

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  19. Rimase fermo, immobile, la bocca quasi arsa mentre un misto di sensazioni
    si stavano impadronendo di lui...rilesse quella frase quasi incredulo
    trova Speranza...trova Steranza...Lei la donna dei suoi sogni...
    rimase cosi assalito da quell'emozione mista a confusione..dove le domande iniziarono a farsi spazio...

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  20. un solo pensiero ora nella sua mente, quella richiesta di redenzione da parte della cugina di sua madre, quella Speranza, protagonista del sogno premonitore della notte precedente...coincidenze inquietanti?!
    Estraniatosi dai discorsi tecnicistici del notaio,la sua mente era concentrata su quelle domande che reclamavano delle risposte, non per mera curiosità, ma per un esigenza personale sempre più pressante.
    Anche il notaio, sbirciando sopra gli occhiali tenuti in punta di naso come se sfidassero la gravità,incrociò lo sguardo di Antonio e si rese conto della poca attenzione che gli veniva dedicata.
    Con un colpo di tosse richiamò Antonio e con garbo professionale, come di chi "per mestiere" comprende la situazione, lo invitò a tornare da lui in un'altra occasione per perfezionare la pratica .
    Indossato frettolosamente il suo soprabito,impaziente di restare solo con se stesso, guadagnò l'uscita e salutò cordialmente monsieur Falardeau.

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  21. Fuori dallo studio si rese conto che a volte tutto ritorna a noi.
    Le persone si allontanano ma quel filo immaginario che le tiene legate spesso siamo noi a non volerlo vedere.
    In una diversa luce come una sequenza di immagini riapparve lei.
    "Sono sempre stata qui, e tu ...?"
    La immaginò sorridente....
    "Vengo a prenderti..."
    Basta volerlo, e non è mai la fine.

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  22. S'incammino assorto nei suoi pensieri.... quel ricordo di quella donna impaurita che gli chiedeva aiuto, mille domande gli affollavano la mente lo sguardo assente sempre più stanco, "devo andare a fondo di questa storia penso fra se e se"mentre camminava fu attratto da una musica....

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